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Boom di Ipo attese nel 2018

Finanza e Pagamenti

16 Novembre 2017

American Express

Gamenet, Itema, Rainbow, Valentino, Ntv: la lunga lista delle quotande
Piazza Affari si sta preparando a un boom di Ipo tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018: trasporti, energia, lusso, grande ristorazione e retail fino alla meccanica.
Ci sono tutti i grandi settori del Made in Italy nella ondata di nuove quotazioni che è prevista tra la fine di quest’anno e il prossimo. Tra le matricole di Borsa la lista è lunga. La prima società a sbarcare potrebbe essere il gruppo Gamenet, controllato dal private equity Trilantic e attivo nel settore dei giochi.
Ma è nel 2018 che, mercati permettendo, dovrebbe esserci la fila di quotande. Nella meccanica italiana candidato è il gruppo Itema, tra i cui azionisti c’è la famiglia di imprenditori Radici: l’azienda è tra i leader nelle soluzioni per la tessitura con telai all’avanguardia.
Nei trasporti c’è poi il gruppo Ntv-Nuovo Trasporto Viaggi, che possiede i treni ad alta velocità Italo. Sul mercato potrebbe andare una quota tra il 30 e il 40 per cento e, secondo le indiscrezioni, ci sarebbero già sondaggi per individuare il consorzio bancario di collocamento.
Tra le partecipate del Fondo Strategico Italiano in lizza per una quotazione il prossimo anno ci sono invece Ansaldo Energia e Sia. Ma la lista delle quotande dovrebbe comprendere anche la società di produzione Rainbow, famosa per i cartoon delle fatine Winx, fino alla multiutility toscana Estra.
Il merito di questa euforia è da cercarsi nella grande liquidità presente in questo momento sui mercati, da un lato, e dall’altro nel boom dei piani individuali di risparmio (Pir), che ha messo le ali alle Pmi quotate in Borsa.
«I flussi in entrata sui fondi Pir riavvicinano il grande pubblico all’investimento azionario ancorchè in una forma più professionale e mediata» spiega Paolo Celesia, responsabile equity e debt capital markets di Credit Suisse in Italia. Inoltre ci sono anche una serie di fattori tecnici favorevoli alle quotazioni in questa fase.
«I tassi di interesse sono prossimi allo zero – spiega ancora Celesia . Vi è in questa fase una correlazione inversa pressochè perfetta tra i multipli di P/E (dati dai prezzi di Borsa rispetto agli utili) e gli spread sui titoli governativi. Cioè vale sia per i titoli infrastrutturali (che offrono dividend yield), ma anche più sorprendentemente per i titoli cosiddetti ad alta crescita, che al contrario non offrono dividend yield».
Di sicuro, i grandi investitori istituzionali esteri (soprattutto americani) sono tra i più interessati ai simboli del Made in Italy. Uno dei settori in questo senso più adatto alla quotazione è quello del lusso o comunque tutte quelle aziende che rappresentano lo stile (e il gusto) tricolore nel mondo. Se si guarda così a un settore come il retail, la Eataly fondata da Oscar Farinetti si potrebbe quotare nel 2018 (o al massimo nel 2019), mettendo sul mercato circa il 30% del capitale.
Al contrario nel lusso sono sempre più insistenti le voci di una quotazione di Valentino nel 2018 da parte degli azionisti del Qatar: cioè la holding Mayhoola. Ai nastri di partenza, ma con una tempistica più dilatata nel tempo, sembra invece l’Ipo del gruppo Furla.
«Ci sono da considerare – spiega Celesia – i flussi dal mercato americano a quello europeo e italiano. Il mercato statunitense ha corso molto negli ultimi 12 mesi e oggi il multiplo medio di P/E si attesta alle 18 volte contro le 15 volte dell Eurostoxx 600. Si continuano quindi a registrare flussi netti positivi da fondi Usa verso Europa e Italia».
Ma il 2018 potrebbe fornire nuovi spunti anche per l’Ipo si società controllate da Fca, come ad esempio Magneti Marelli. Anche in questo caso il Made in Italy potrebbe essere la carta vincente. «Tutto ruota – indica Celesia – attorno all’eccellenza delle aziende italiane.

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