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Scenari aperti alle nuove rotte dell’export e l’evoluzione delle catene globali del valore. Oltre all’aggiunta delle opportunità offerte dall’internazionalizzazione delle Pmi italiane e il potenziamento dei servizi del sistema camerale nazionale all’estero. Ecco alcuni fattori chiave che potrebbero spingere il valore delle esportazioni italiane a sfiorare i 500 miliardi nel 2020 per poi superare i 540 miliardi nel 2022. A dirlo sono Assocamereestero e Unioncamere nel corso della 28esima Convention mondiale delle Ccie, le 78 Camere di commercio italiane all’estero a cui partecipano 180 delegati provenienti da 55 paesi del mondo. La convention è organizzata con il Nuovo Centro Estero Veneto e con le Camere di Commercio di Treviso-Belluno, di Venezia Rovigo e Padova che hanno permesso – per la prima volta quest’anno – di realizzare un evento itinerante con tappe nelle tre città.
Nel quadriennio 2019 – 2022 le migliori performance di crescita arriveranno dall’Asia, con tassi superiori al 7% in media per Vietnam, Cina e India. Tra gli altri mercati di sbocco per il «made in Italy» offrono prospettive positive il Qatar, che cresce con un tasso del 6,4%, e il Sudafrica (+4,7%) in primo luogo per i settori della gomma e plastica e la metallurgia. Proseguiranno nello stesso periodo a ritmi sostenuti anche mercati chiave tra cui gli Usa, Russia, Repubblica Ceca, Messico e Brasile – che da soli genereranno quasi 14 miliardi di maggiore export. Tra i mercati della Ue spiccheranno la Spagna e il Portogallo.
Il network delle Ccie fornisce servizi e supporto nelle partnership transazionali, attività richieste nel 2018 da oltre 70mila Pmi italiane di cui il 45% aziende del terziario. In particolare tra i servizi più richiesti c’è il business scouting, seguito dalle attività networking e l’organizzazione di missioni di buyer esteri in Italia. «Vista la specificità del sistema italiano, del modello delle Pmi, le Ccie sono l’unico strumento, insieme al sistema camerali italiano per accompagnarle nei nuovi mercati e rafforzare la loro rappresentanza all’estero – rimarca Mario Pozza, presidente di Unioncamere Veneto e della Camera di commercio di Treviso-Belluno -. È una scommessa che dobbiamo vincere essendo il made in Italy il più copiato al mondo e quindi con una potenzialità di crescita che non ha limiti. Per quanto riguarda l’Italian sounding le Ccie sono un’importante struttura capace d’arginare il fenomeno». Da parte sua Gian Domenico Auricchio, presidente di Assocamerestero, aggiunge: «Le Ccie sono una rete unica nel sistema di promozione e, grazie al loro radicamento sui territori, riescono non solo a cogliere le opportunità che il mercato pone quotidianamente, ma anche a guardare oltre anticipando trend, criticità e occasioni di business, dando cosi alle imprese il tempo per preparare la loro “discesa in campo” e fornendo loro naturalmente il giusto kit di strumenti d’attacco». Domani la giornata conclusiva della convention con le tappe di Venezia e Padova.