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Nel secondo trimestre del 2021 le compravendite di immobili industriali e commerciali sono significativamente aumentate. I dati dell’Agenzia delle Entrate dicono che il settore produttivo è cresciuto dell’85,4%, i depositi del 102,3%, i negozi del 94,2% e gli uffici del 81,5%. Le novità più interessanti? Il nuovo ruolo dello shopping e gli influssi dello smart working
Dopo quasi due anni di pandemia il mercato immobiliare, uno dei settori indubbiamente più colpiti dalla crisi economica che ne è seguita, si appresta a ripartire, con qualche importante novità, soprattutto per quanto riguarda il non residenziale: capannoni, depositi, negozi, uffici e alberghi.
I dati
Nel secondo trimestre del 2021, infatti, si legge nell’ultimo report disponibile realizzato dall’Agenzia delle Entrate, le compravendite degli immobili per l’impresa hanno registrato un significativo aumento anno su anno. In particolare, il settore produttivo è cresciuto dell’85,4%, i depositi del 102,3%, i negozi del 94,2% e gli uffici del 81,5%. Serve però una precisazione: questo balzo in avanti va letto alla luce dei risultati realizzati un anno fa, in pieno lockdown, quando i volumi delle transazioni erano molto bassi o addirittura negativi.
Eppure, dicono gli analisti, la ripresa si conferma evidente anche nel confronto con il 2019, seppur più contenuta. Per esempio, il terziario-commerciale, ha fatto segnare un sostanziale raddoppio dei volumi di compravendita rispetto al 2020, che scende al 34,2% nei confronti dell’anno precedente. Uffici e studi privati sono in crescita del 24,7% rispetto allo stesso trimestre di due anni fa. Negozi e laboratori si attestano intorno al +20% rispetto al 2019. Mentre depositi commerciali e autorimesse vantano tassi di crescita più alti, sia in confronto al 2020 (superiore al 100%) che al 2019 (prossimo al 50%).
Il fatto è che, spiegano gli studi di settore, la crisi economica e le misure governative messe in atto per tentare di arginare il contagio, hanno modificato il mercato aprendo la strada a nuove opportunità di business.
La logistica e l’e-commerce
Tra i segmenti che, nel corso dell’ultimo anno e mezzo, hanno fatto segnare sviluppi interessanti, vi è sicuramente quello della logistica. Un settore emergente, che è stato trainato soprattutto dalle nuove modalità di acquisto che si sono affermate durante il lockdown e che hanno portato a privilegiare l’e-commerce, considerato più sicuro in una condizione di emergenza oltre che una valida alternativa all’impossibilità di uscire di casa.
Capannoni e depositi, conferma anche l’Ufficio Studi Tecnocasa, hanno quindi fatto registrare dallo scoppio della pandemia un recupero costante. Merito, indubbiamente, anche dei prezzi bassi che hanno permesso un certo dinamismo negli scambi commerciali. Così, stando ai dati diffusi dal Gruppo Tecnocasa, la maggioranza delle compravendite di capannoni ha avuto come finalità proprio la creazione di depositi e magazzini, con il 62,1% delle transazioni che ha interessato tagli fino a un massimo di 500 mq.
Il nuovo ruolo dei negozi
Diverso, invece, il caso del retail. I negozi, infatti, hanno subito più di altri l’effetto delle chiusure imposte a livello governativo. Gli spazi vuoti sono aumentati, come diretta conseguenza delle numerose saracinesche abbassate. Tanto che a fine 2020 Confcommercio denunciava una mortalità (dovuta esclusivamente alla pandemia) di circa 240.000 aziende. Tra queste, spiccavano soprattutto le vittime nell’ambito del commercio al dettaglio, con un numero quasi raddoppiato di fallimenti rispetto all’anno precedente (dal 6,6% del 2019 all’11,1% del 2020) e più che triplicato per i servizi di mercato (dal 5,7% al 17,3%).
Per questo, spiega l’Ufficio Studi Tecnocasa, nel corso degli ultimi mesi è cresciuto il numero degli investitori che hanno scelto di cogliere l’occasione per comprare spazi vuoti, ma anche occupati, a prezzi inferiori. Ma con alcune importanti novità.
I punti vendita posizionati in vie non di passaggio hanno cambiato in molti casi la loro destinazione d’uso, diventando uffici. Il 48,4% degli acquisti è stato invece finalizzato all’investimento. Mentre, per quanto riguarda le dimensioni, ad essere preferiti sono i tagli fino a 50 mq. I dati dimostrano che anche la ristorazione ha iniziato a riprendersi in modo veloce. Tanto che in alcune grandi città sono state occupate persino le location lasciate libere dall’abbigliamento, settore in maggiore sofferenza.
Diventa quindi evidente, dicono gli osservatori, la necessità di una maggiore trasformazione degli spazi. Per sopravvivere, in futuro, i negozi dovranno adattarsi alle mutate esigenze emerse, conciliando maggiormente il rapporto tra acquisti online e offline. E questo comporterà, necessariamente, un ripensamento degli spazi fisici trasformandoli in luoghi ibridi, o di servizio. Per esempio, per provare qualcosa o ritirare la merce che già si è vista su internet.
Uffici e smart-working
Anche il settore degli uffici ne esce fortemente trasformato. L’esplosione, forse per la prima volta davvero, dello smart working, ha necessariamente imposto un nuovo modo di vivere gli spazi dedicati al lavoro. Gli uffici, che prima si erano svuotati, hanno poi lentamente iniziato a ripopolarsi, ma in un modo nuovo, più flessibile, ampio e ibrido. Con l’obiettivo di integrare le nuove modalità di tele-lavoro con la presenza in sede, magari a giorni alterni, nel rispetto delle nuove norme di distanziamento sociale.
Per quanto riguarda i numeri, invece, l’Ufficio Studi Tecnocasa ha evidenziato che la maggior parte degli acquirenti sono liberi professionisti, che stanno approfittando del ribasso dei prezzi che negli ultimi 10 anni è stato del 37% per le soluzioni nuove e del 38,4% per quelle usate.
A cura di OFNetwork