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Valgono 20 miliardi di euro in più e sono sempre più in mano agli stranieri: il valore delle società italiane quotate è cresciuto del 4% negli ultimi 12 mesi, con la capitalizzazione complessiva salita a 540 miliardi contro i 519 del giugno 2017.
I gioielli italiani, pertanto, fanno gola fuori dei nostri confini e infatti non si ferma l’avanzata degli investitori esteri in Italia, con più della metà delle aziende quotate stabilmente in mano agli stranieri. Anche se, complessivamente, il sistema imprenditoriale del nostro Paese è a trazione familiare, in borsa non comandano gli italiani.
Secondo uno studio di Unimpresa sulla base di dati di Banca d’Italia, poco meno del 40% delle quote delle società per azioni made in Italy è posseduto da famiglie, mentre sui listini della borsa finanziaria dominano gli azionisti internazionali titolari di oltre il 50% delle spa quotate. In mano alle banche, l’8% delle società per azioni, quota che si avvicina al 10% se si limita l’analisi alle sole aziende quotate. Allo Stato invece resta il 4,68% delle imprese e il 3,58% delle quotate.
Secondo l’analisi, per quanto riguarda l’intero universo delle società per azioni del nostro Paese, la fetta maggiore è in mano alle famiglie: in calo al 39,76% rispetto al 42,80% del 2017. Nella speciale classifica, seguono gli stranieri col 24,85% (era il 25,23%), le imprese col 18,19% (era il 15,35%), le banche con l’8,42% (era l’8,10%) e lo Stato col 4,68% (era al 4,70%), le assicurazioni e i fondi pensione col 2,72% (era il 2,73%); quote minoritarie sono riconducibili alle amministrazioni locali (stabili attorno allo 0,60%) e agli enti di previdenza (dallo 0,50% allo 0,78%).
Bilancio negativo per le famiglie, che hanno perso valore per 61,04 miliardi (-6,45%) da 945,8 miliardi a 884,7 miliardi, e per gli enti locali, che hanno visto calare il loro portafoglio di partecipazioni di 101 milioni (-0,76%) da 13,2 miliardi a 13,1 miliardi. Saldo in deficit (-4,4 miliardi con un calo dello 0,80%) anche per gli investitori esteri: avevano quote azionarie che valevano nel 2017 la somma di 557,5 miliardi e ora valgono 553,07 miliardi.
Sorridono, invece, tutte le altre categorie di azionisti: le banche, che hanno visto aumentare il valore delle loro partecipazioni di 8,4 miliardi (+4,69%) da 179,02 miliardi a 187,4 miliardi; le assicurazioni e i fondi pensione che registrano “plusvalenze” per 221 milioni (+0,37%) da 60,3 miliardi a 60,5 miliardi. Variazione positiva anche per le quote delle imprese, che hanno 65,7 miliardi in più (+19,38%) da 339,1 miliardi a 404,8 miliardi, e per quelle degli enti di previdenza, cresciute di 6,3 miliardi (+56,80%) da 11,1 miliardi a 17,4 miliardi.