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Da aprile saranno tre i “canali” operativi del reddito di cittadinanza: i beneficiari potranno stipulare un “patto per il lavoro” con il centro per l’impiego o l’Agenzia di somministrazione, soggetti coinvolti anche nel “patto di formazione” accanto agli enti bilaterali, i fondi interprofessionali ed alle aziende che, in caso di assunzione, avranno uno sgravio pari ad un minimo di 5 ad un massimo di 18 mensilità (con una quota riconosciuta al soggetto formatore). Infine il “patto per l’inclusione sociale”, che chiama in causa i servizi comunali di contrasto ala povertà, sul modello dell’attuale Rei.
Dal 1° marzo una platea potenziale di 1,4 milioni di persone potrà fare richiesta alle Poste, per via telematica, o ai Caf; sarà l’Inps a verificare la sussistenza dei requisiti di accesso al sussidio, erogato tramite una Carta che permetterà di effettuare prelievi di contante entro un limite mensile di 100 euro per un singolo (l’importo varia in base al nucleo familiare), con il divieto di utilizzo per beni e servizi legati al gioco d’azzardo. L’importo di 780 euro per un single, di cui 280 euro come supporto se è in affitto (per una durata di 18 mesi, rinnovabile per altri 18), è affiancato da tariffe elettriche e per la fornitura del gas agevolate come per famiglie svantaggiate.
Entro 30 giorni dal riconoscimento del sussidio, i beneficiari saranno convocati dai centri per l’impiego per stipulare un “patto per il lavoro”, dovranno registrarsi al portale del sistema informativo unitario (Siupl). Sono coinvolte anche le agenzie per il lavoro, e per il 2019 è previsto anche il ricorso all’assegno di ricollocazione da spendere presso strutture pubbliche private. Bisognerà accettare almeno una delle tre offerte di lavoro “congrue”, pena la perdita del sussidio: nei primi sei mesi entro 100 km di distanza dalla residenza, limite che poi diventa di 250 km e per la terza offerta di lavoro si estende all’intero territorio nazionale.
Nel “patto di formazione”, invece, sono coinvolti anche enti bilaterali, fondi interprofessionali ed aziende che dovranno comunicare le disponibilità dei posti vacanti al portale Siupl: al datore di lavoro che assume a tempo indeterminato con contratto full time il beneficiario del reddito di cittadinanza, e non lo licenza nei primi 2 anni, sono riconosciuti da 5mensilità a 18 (da 6 in caso di donne o soggetti svantaggiati), sotto forma di sgravio contributivo. Se l’assunzione avviene dall’agenzia per il lavoro accreditata, o dopo un periodo di formazione svolto da enti bilaterali o fondi interprofessionali, la quota del contributo verrà divisa con l’azienda. Sia nel patto per il lavoro che di inclusione è prevista la partecipazione a progetti utili alla collettività che dovranno essere avviati dai comuni entro 6 mesi.
Fin qui il piano del governo. Restano molte criticità da superare. Anzitutto, la situazione disastrosa della gran parte dei centri per l’impiego, che hanno un organico carente dal punto di vista quantitativo (8mila dipendenti) e qualitativo: finora si è occupato in prevalenza di procedure burocratico-amministrative e non dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Resta un mistero quando potranno arrivare i “navigator”, i tutor che dovranno aiutare i percettori del sussidio nella ricerca di un impiego. Per potenziare l’organico sono previsti in legge di Bilancio 160 milioni per 4mila assunzioni da parte delle regioni; ma dovrà prima essere concordata la distribuzione territoriale, poi pubblicati i bandi regionali, ed è difficile fare previsioni sui tempi. Ci sono poi 250 milioni per il 2019 e 2020 per le assunzioni in Anpal; anche in questo caso sono incerti i tempi di ingresso, i criteri di selezione, e la tipologia di contratto. Resta la situazione di forte ritardo della dotazione informatica dei metà dei centri per l’impiego (72% al Sud e nelle Isole), non in grado di dialogare tra loro. Senza trascurare che la banca dati ha informazioni parziali sia dei disoccupati – non si conosce il percorso formativo e lavorativo precedente – ma anche dal lato imprese. In questo quadro sembra assai difficile che i centri per l’impiego che finora raramente sono riusciti ad offrire una sola opportunità di lavoro, possano offrirne tre. Sullo sfondo, peraltro, resta la recente decisione del governo di alzare da 5 a 10 anni il periodo di residenza in Italia per beneficiare del sussidio, a rischio di ricorsi alla Consulta o alla Corte Europea, a detta di diversi costituzionalisti.