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Per molte aziende e organizzazioni, il 2020 è stato l’anno che più di tutti ha messo sotto stress il bilancio e la liquidità aziendale. Ci sono state le elezioni presidenziali negli Stati Uniti, proteste e rivolte sociali in diversi paesi, e soprattutto un’emergenza globale che ha generato discontinuità di portata inimmaginabile in moltissime filiere e settori.
È sempre più difficile immaginarsi con precisione che cosa aspettarsi per i mesi a venire, ma ci sono un paio di certezze. Anzitutto è diventato chiaro che i modelli di business debbano essere pianificati, in modo da riuscire a reggere anche l’impatto di eventi disruptive come grosse variazioni di mercato o calamità naturali. E poi, la gestione dei flussi di cassa deve essere gestita con molta più oculatezza, sia per regolare le entrate sia per tenere sotto controllo le uscite.
Ecco allora alcuni suggerimenti per ottimizzare il cash flow e allargare lo sguardo su una parte della gestione di piccole e grandi aziende che si sta rivelando di importanza vitale.
Può sembrare un consiglio un po’ generico, ma in realtà sottintende l’avere una visione chiara dei flussi in ingresso. L’elemento decisivo da considerare è quali sono le fonti da cui proviene il denaro che alimenta il bilancio aziendale. Si tratta di soldi provenienti direttamente dalle persone, di denaro che arriva da altre aziende, di finanziamenti statali, di contributi erogati con precise modalità, di interessi finanziari, o altro?
Conoscere questo aspetto è necessario per porsi l’altra domanda cruciale, ossia come stia cambiando nel tempo questo afflusso di denaro. È ovvio, infatti, che all’atto pratico fa molta differenza se il fatturato proviene da cittadini, che in certe fasi sono magari meno propensi a spendere, oppure da fondi nazionali già stanziati e quindi sicuri. Nel caso in cui le entrate future appaiano incerte, può essere utile anche definire dei possibili scenari, come vedremo qui sotto.
In questo caso si tratta di un lavoro molto più ampio rispetto alle entrate, perché tipicamente le voci di spesa sono ben più numerose. In particolare, può essere utile dividere le uscite in due macrocategorie: spese fisse e spese variabili. Del primo tipo sono i tassi di interesse da pagare, le uscite già contrattualizzate e quelle legate agli affitti, mentre le spese variabili sono da considerarsi una per una nel loro range di oscillazione rispetto a quanto l’impresa resta attiva.
L’effetto degli eventi esterni sulle spese variabili può essere molto vario. Per esempio, di fronte ad un’emergenza di carattere sanitario le uscite in termini di sicurezza o nell’attivazione della modalità smartworking possono diventare molto superiori rispetto alla norma, mentre quelle in gestione degli impianti o di produzione possono essere abbattute se l’attività aziendale è ridotta o temporaneamente azzerata. Per tutte le spese variabili, poi, è utile avere ben chiaro qual è il livello di variabilità che si può ottenere, e fino a quanto si possono ridurre stringendo al massimo la cinghia.
Convivere con l’incertezza non significa abbandonarsi all’impossibilità di conoscere il futuro. Si possono, però, costruire una serie di scenari verosimili, in modo da sapere come muoversi a seconda di quel che accadrà. Nella versione più semplice, si può, per esempio, predisporre un terzetto di possibilità: il caso peggiore, quello intermedio e quello ottimista, pur restando sempre nei limiti della razionalità e della ragionevolezza.
Se viene realizzato questo terzetto di scenari sia per le entrate sia per le spese, si possono combinare i casi per ottenere una serie di nove diverse possibilità. E tra queste può essere utile analizzare il caso peggiore, così da valutare se l’impresa è in grado di resistere anche nel più nefasto dei casi.
Naturalmente la versione tre-per-tre dei possibili scenari è l’approccio più elementare che si possa avere. Grazie a software semplici come un foglio di calcolo, oppure più complessi come tools che realizzano simulazioni numeriche con il metodo Monte Carlo, si possono modellare molte più possibilità.
Il vantaggio fondamentale è di passare da un numero finito e piccolo di casi a un numero elevato o addirittura a distribuzione continua, in cui si può costruire una funzione probabilistica che assegni a ciascuna possibile evoluzione una percentuale di verosimiglianza. In questo modo si può vedere come cambiano le diverse possibilità quando anche uno solo dei tanti parametri si modifica.
E se va male? Avere già sul tavolo le opzioni per arginare momentaneamente o intervenire in modo strategico nel caso qualcosa andasse storto può davvero fare la differenza. Alcune strategie potrebbero essere efficaci in qualunque dei possibili scenari, mentre altre sono azioni di emergenza da attivare solo quando il gioco si fa duro, perché, per esempio, si è finiti nello scenario peggiore, c’è stato un imprevisto o una crisi si protrae più a lungo di quanto si fosse immaginato.
Gli esempi qui sono infiniti. Trovare quali voci di spesa ammettono di essere rimandate o annullate. Identificare asset o investimenti finanziari che possono essere venduti per recuperare immediatamente liquidità. Monitorare sovvenzioni e fondi di emergenza messi a punto dal governo. Escludere dai propri magazzini e listini i prodotti meno richiesti o troppo costosi da mantenere. Rinegoziare i termini contrattuali in tutti quei casi in cui i valori di mercato sono nettamente cambiati. Valutare di non riempire le posizioni rimaste scoperte in azienda, piuttosto che essere poi costretti a fare licenziamenti. Attivare prestiti emergenziali a basso tasso d’interesse, approfittando di una situazione economica generale non rosea. E naturalmente una combinazione di queste, quando possibile.
La gestione dei flussi di cassa non è un’attività che può essere fatta una volta per tutte. Le stime, gli scenari e le valutazioni possono cambiare di continuo, e di conseguenza dovrebbero farlo anche le strategie. Non solo i singoli parametri possono variare, ma può cambiare pure il contesto generale in cui ci si sta muovendo. Le lezioni apprese, poi, possono tornare utili per migliorare le proprie previsioni e disegnare scenari sempre più realistici.
E con il tempo, insieme alla continua revisione dei dettagli quantitativi, può essere necessario rivedere tutta la gestione del cash flow in termini di sorgenti d’entrata e di tipologie d’uscita. Perché se c’è una cosa che i grandi eventi storici ci hanno insegnato è che a volte la discontinuità può essere così forte da cambiare del tutto pure i modelli di business.